Convegno di Studi – Fermo 18-19 Dicembre 2003
Anna Arras
Presidente Coordinamento Marchigiano Associazioni per la Salute Mentale
Un cordialissimo saluto a tutti i presenti da parte dell’UNASAM-Coordinamento marchigiano delle Associazioni per la Salute Mentale, che ho l’onore di rappresentare e un sentito ringraziamento a chi, molto opportunamente, con grande fatica ma con altrettanto entusiasmo ha voluto ricordare, attraverso questo incontro, il 25° anniversario di una svolta culturale senza precedenti nel nostro Paese, tradottasi poi con l’emanazione delle Legge 180. Ognuno di noi può disquisire come e quanto vuole, ieri come oggi, resta il fatto che quella rivoluzione culturale ha permesso di riconoscere e sancire che i manicomi erano luoghi segreganti, luoghi atti al controllo sociale dell’individuo e mai, in nessun caso, luoghi di cura. Il MUSEO DELLA MENTE allestito al S. Maria della Pietà di Roma è eloquente; gli scettici e tutti coloro che hanno ostacolato in questi anni l’applicazione della Legge 180, e che a tutt’oggi vorrebbero stravolgerla, dovrebbero visitarlo e riflettere a lungo. Il breve tempo a disposizione impone un’esposizione sintetica, per cui indirizzerò il mio intervento solo verso alcuni aspetti dell’associazionismo familiare, e non, che in questi anni ha trovato maggior coraggio per uscire allo scoperto e far sentire la propria voce. Risalgono infatti a poco più di un decennio fa i primi approcci dei familiari verso le istituzioni e verso gli operatori che avevano in cura il proprio congiunto; timidamente, organizzandosi in gruppi spontanei prima, in Associazioni legalmente costituite poi, hanno iniziato a far sentire la loro presenza nei luoghi deputati a decidere di politica sanitaria e più specificamente di salute mentale. Fino a quel momento le famiglie hanno sempre vissuto nell’ombra, schiacciate dal peso di una malattia spesso ingestibile, disorientate, isolate e non di rado colpevolizzate, prive di strumenti, di indicazioni e di servizi socio-sanitari adeguati. Il loro cammino è stato lento, faticoso ma inarrestabile tanto che oggi l’UNASAM, che è l’Unione nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale, rappresenta decine e decine di Associazioni di familiari, e non solo di essi, attraverso i Coordinamenti presenti in quasi tutte le Regioni italiane. E’ stato per le famiglie, ma lo è tutt’ora, un percorso difficile; trasmettere ad altri le proprie angosce, le proprie paure, confrontarsi e mettere a nudo le proprie debolezze, il proprio disagio e vergogna, è faticoso; richiede oltre che un impegno costante, un grande atto di fiducia, che deve rinnovarsi ogni giorno, verso chi si prende cura di loro e del loro familiare malato. Uscire dall’isolamento, attraverso lo strumento dell’Associazione, ha significato cimentarsi in prima persona con atti amministrativi, con leggi e regolamenti; ha significato tessere contatti e relazioni con le istituzioni, dal Parlamento alla Regione, dal Comune alle Circoscrizioni, alle ASL, così come ha significato acquisire consapevolezza di quanto importante fosse condividere le proprie esperienze con chi vive gli stessi problemi, trasmettere ad altri familiari più titubanti le speranze di cambiamento, così come la rabbia per la mancanza di risposte ai bisogni.
Forza, coraggio, tenacia ed altro ancora sono stati espressi nei lavori del Congresso Nazionale dell’Unasam che si è tenuto a Roma lo scorso fine Novembre. Sempre più spesso, rispetto al passato, troviamo la famiglia dell’utente con disturbo mentale interessata e partecipe del percorso curativo e riabilitativo, e questo senza alcun dubbio aiuta, a volte diventa persino imprescindibile dal processo evolutivo del paziente stesso. Infatti man mano che al malato di mente viene data la possibilità di una evoluzione clinica, relazionale e sociale, riconquistando dignità e speranza di cambiamento, così il contesto familiare attraverso i giusti strumenti tecnici e culturali, ritorna ad essere trasmettitore positivo di vita, ed elemento essenziale nella cura del malato psichico. Una nuova funzione quindi richiedono le Associazioni dei familiari, quella cioè di far parte di una rete terapeutica che intervenga attivamente non solo come stimolo culturale e politico, ma anche come elemento di analisi clinica e di cambiamento terapeutico. A tal proposito voglio ricordare l’importanza che rivestono i Corsi di Formazione, per i familiari e le loro associazioni, che da alcuni anni vengono svolti a Trieste dal Dipartimento di Salute Mentale unitamente all’Unasam; gli obiettivi perseguiti in questi Corsi riguardano alcuni punti nodali che brevemente voglio riferirvi:
- acquisire consapevolezza sullo spessore del disturbo mentale, del carico che questo comporta all’interno della famiglia, delle risorse per farvi fronte, del ruolo della famiglia stessa e dell’Associazione;
- reciproca conoscenza e scambio di esperienze fra le differenti associazioni con le finalità di rendere visibile e rafforzare la rete;
- sviluppare maggiore conoscenze sulle questioni relative agli assetti legislativi e normativi per apprendere e migliorare abilità ad orientarsi.
Vorremmo che, intuita la genialità e l’impegno che dagli anni ’70 ad oggi hanno contrassegnato l’operato del gruppo triestino, il territorio fermano seguisse ancora una volta queste buone pratiche psichiatriche, che a nostro avviso sono estremamente produttive sia per i familiari che per gli utenti stessi. La proposta di attivare dei Corsi di Formazione per le famiglie, che in questa sede ci fa piacere caldeggiare, vuole essere un sollecito a rendere ancora più inscindibile l’operato del Dipartimento della ASL11 con i bisogni espressi dalle famiglie degli utenti, qui rappresentati dall’UNASAM come da altre Associazioni; un progetto questo che, se realizzato, sicuramente segnerà un cambiamento di ruoli e di funzioni della stessa sofferenza psichica.