Convegno Ancona – Sala del Consiglio Provinciale – 1996
Anna Arras – Presidente Coordinamento Marchigiano Associazioni per la Salute Mentale
Il Consiglio Regionale ha licenziato il Progetto Obiettivo per la Salute Mentale solo l’08.03 ultimo scorso per il triennio 94/96. Un progetto tanto atteso nella nostra Regione, proprio perché il settore della psichiatria è stato sempre considerato molto poco nei fatti, gravi carenze e contraddizioni hanno caratterizzato le Marche, almeno fino ad oggi, incapace o meglio fortemente disinteressata a costruire una rete di servizi, a fornire risposte diversificate e diffuse nei territori. Dicevo, un progetto tanto atteso che per molti versi è stato definito da noi come “il libro dei sogni” nel senso che nonostante le continue richieste e pressioni fatte fino a qualche mese fa per avere il personale idoneo ad attivare i servizi, questo è stato per la gran parte sempre negato per mancanza di risorse finanziarie, (risorse che invece venivano assegnate ad altri settori della sanità). Oggi il P.O. prevede la creazione e/o l’attivazione di una rete di servizi insperati; vista la situazione debitoria che la Regione ha per la spesa sanitaria (nota anche nazionalmente) non siamo affatto tranquilli, non siamo convinti che a questo P.O. saranno date le gambe per camminare e che di trienni per realizzarlo ce ne vorranno sicuramente altri. Siamo fra le regioni che hanno rinnovato i propri Consigli per cui ben presto ci presenteremo ai nuovi eletti per chiedere che il P.O. venga rispettato, non solo, ma che si dia il via quanto prima alla stesura dei regolamenti e di quant’altro in esso è contenuto per una corretta applicazione. Ciò che rapidamente voglio rimarcare del nostro P.O. è che per esempio riguardo agli SPDC si dice che è esigenza del paziente disporre di spazi e non solo di letti, di movimento possibile e non solo di contenimento, per cui gli vanno garantiti spazi adeguati con opportuni investimenti in conto capitale. Ci chiediamo, chi rimuoverà più certi reparti dove è precluso il minimo comfort, dove esiste solo un corridoio, dove tutti per sgranchirsi devono sgomitare e dove non esistono neppure degli aspiratori per assorbire il fumo? Chi sposterà gli SPDC dai seminterrati degli ospedali spesso adiacenti alle camere mortuarie? Non siamo d’accordo che nelle RSA sia prevista la possibilità di ricoverare persone con disturbi psichici, anche se si afferma che queste non debbano superare il numero di 20. Chi ci garantisce che i nostri utenti non vengano poi fatti “passare” con altre diagnosi? Quali saranno i criteri di accesso, se ci saranno, per queste persone? Sarà l’età?, e legata all’età sarà prevalente il bisogno di assistenza infermieristica e sociale come noi riteniamo che dovrebbe essere, oppure no ? Senza questa opportuna chiarezza siamo convinti che nelle future RSA diverrà mano a mano sempre più necessaria la presenza di qualche psichiatra in più e di qualche geriatra in meno. Non è allarmismo se affermiamo che i rischi di una cosiddetta “ammucchiata” di patologie esistono tutti, anche perché le scorciatoie spesso fanno gola a molti e vedremo fra un attimo quando parlerò dei CRAS. Un’altro aspetto del P.O. che ci fa riflettere e preoccupare è quello della emergenza psichiatrica. Per le ore festive e notturne si dice che diventa prevalente l’intervento presso il Pronto Soccorso o presso i dipartimenti di emergenza sanitaria; questi tra l’altro sono stati sì previsti nello stralcio del Piano Sanitario regionale 93-94, ma dalle notizie che abbiamo non ci risulta sia uno dei problemi chiave fra gli addetti ai lavori, e comunque ancora non c’è neppure l’ombra. Ed allora dobbiamo presumere che continuerà ancora a lungo il sistema d’intervento presso il Pronto Soccorso nei casi in cui il ricovero è volontario, mentre per tutti gli altri casi, e non sono davvero pochi, la situazione continua ad essere insostenibile; per non parlare del grande caos che vige da tempo sotto il profilo burocratico per i TSO. Per tutto questo il P.O. rimanda ad un regolamento che dovrà essere adottato. A mio avviso si continua a non voler capire, o far finta di non capire, la peculiarità della Psichiatria rispetto alle altre branche specialistiche e di quanto è necessario tenerne conto se si vuole veramente dare dei servizi efficaci. E’ tanto particolare, per esempio, che a differenza degli altri settori sanitari, noi non abbiamo necessità di investimenti in macchinari, ma abbiamo bisogno di auto e di maggiore personale per gli spostamenti nel territorio e così via. In barba al Decreto Craxi, la Regione Marche ha inviato una circolare alle USL dicendo che la spesa per i malati di mente, ricoverati presso strutture, va suddivisa fra il sociale (comuni) e il sanitario (USL) con percentuali che vanno stabilite caso per caso dal responsabile dell’equipe psichiatrica. Come dire che la usl per un cittadino che si ricovera in ospedale dovrebbe chiedere, a seconda della patologia, l’intervento dei Comuni per la quota parte delle spese di vitto e di quant’altro non sia di stretta attinenza sanitaria. Siamo a questi assurdi!!! Altra cosa non chiara del nostro P.O. sono i contributi previsti in conto corrente finalizzati alla gestione delle strutture; si dice che questi sono ripartiti tenendo conto del costo giornaliero per utente calcolato in L.12.000 presso i centri diurni e in L.17.000 presso i centri residenziali. Ma queste cifre a cosa fanno riferimento: al numero degli abitanti o a cos’altro ..? Non si dice. Ed ora parliamo della situazione manicomiale nella Regione Marche, non certo buona come dappertutto. Abbiamo 3 Manicomi funzionanti: Ancona- Fermo-Macerata- ed il 4° che era a Pesaro è stato chiuso perché troppo fatiscente ma gli ospiti sono stati trasferiti in un ex ospedale dismesso di Mombaroccio. Con tranquillità possiamo affermare che i nostri Manicomi sono realmente la vergogna delle Marche, specie quello di Macerata. In quest’ultimo il tempo si è fermato agli anni 70, per questo interesseremo come minimo i parlamentari marchigiani per portare alla luce le inadempienze e lo schifo, a partire dalle condizioni igienico sanitarie in cui sono costretti a vivere gli ospiti. Non è tanto migliore la situazione degli altri. Il Manicomio di Fermo: 120 pazienti, poco più della metà sono donne. Ultimamente è stata fatta l’ammucchiata dei reparti: 3 + 1 degli autonomi con circa 40 ospiti per ogni reparto. Di questi tre, un reparto è di sole donne e negli altri due, che sono maschili, hanno trasferito 10 donne per ognuno con la motivazione di carenza di personale e per uso uffici da parte della USL. La conseguenza di ciò è il calo di assistenza in reparti così affollati e lo scontento del personale, qui sì giustificato. Dicono che l’età media dei pazienti è di 65 anni, ma sappiamo che non sono poche le persone di circa quarant’anni che vi si trovano e che potrebbero invece stare altrove. Quale il comportamento delle USL ? Quella di Fermo procede per la chiusura in modo pasticciato e lento; la Commissione istituita per redigere il progetto di deistituzionalizzazione si è riunita una sola volta e le lotte, fin da subito, si sono rivelate atroci: il dilemma per noi rimane: vogliono trovare le soluzioni per i pazienti, oppure per il personale? Infatti questo non vuole che i pazienti siano allontanati e pur di mantenerli dentro il Manicomio sono pronti a dare battaglia. Il sindacato cosa farà?, dimostrerà davvero di volere la chiusura dei Manicomi, oppure si chiuderà in una difesa di categoria ? (chiudere i manicomi non vuol dire licenziare il personale, ma farl1o lavorare nei DSM, questo deve essere chiaro) Le altre USL fanno come le 3 scimmiette: non vedo, non sento, non parlo. Infatti, di questi 120 ospiti presenti, solo una trentina appartengono alla USL di Fermo, tutti gli altri sono di competenza di altre USL delle Marche. Se ciascuno affrontasse le giuste soluzioni per i propri utenti sarebbe più facile per tutti, ma così non è! Siamo certi che la USL di Fermo non ha alcuna intenzione di vendere parte dell’immobile per creare le strutture previste dalla finanziaria del ’95 caricandosi così della responsabilità di risolvere i problemi dei 120 pazienti. Per il manicomio di Ancona, pare siano già cominciate le manovre per le future speculazioni, le aree di questi Manicomi sono appetibilissime, meno appetibili sono i bisogni degli utenti e per questo sarà necessaria una forte vigilanza da parte delle Associazioni. Progetti di superamento ancora non ne vediamo, non vediamo serie intenzioni di lavorare a programmi che restituiscano vita, dignità e rispetto alle persone che da decenni vivono quella segregazione. A Roma il 14 giugno ci sarà un convegno proprio sui progetti per il superamento dei Manicomi, il nostro progetto marchigiano purtroppo non ci sarà. Chiudo con l’auspicio vero che i nuovi amministratori della Regione questa volta diano sul serio la precedenza, nei loro programmi, ai problemi della psichiatria e che si mettano subito al lavoro perché il Progetto Obiettivo per funzionare ha bisogno di molti atti che Giunta e Consiglio dovranno produrre. Abbiamo nei loro confronti grandi aspettative che questa volta non devono essere deluse.